Nuovo brand territoriale Costa Sveva: strano ma vero

Il Consiglio della Regione Puglia nella seduta del 20 dicembre ’23 ha stanziato una dotazione di 200 mila euro per l’istituzione del Brand Territoriale “Costa Sveva” .
La notizia è stata diffusa dal presidente del consiglio comunale di Trani il 24 dicembre.

Il nuovo brand territoriale include tre comuni del nord-barese (Molfetta, Corato, e Ruvo) e i dieci comuni della sesta provincia, la BAT (Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trani, Trinitapoli).

La nostra regione è già  nota in italia e nel mondo per i suoi prestigiosi brand territoriali: il Gargano, la Valle D’Itria e il Salento, ogni anno visitate da centinaia di migliaia di turisti.

Ma cosa vorrà dire brand del territorio? Come è risaputo il brand è un marchio (rappresentato da un simbolo grafico, il logo) distintivo di un qualunque prodotto di qualità, che rimanda direttamente al suo produttore. Applicato il concetto a un’area geografica d’interesse turistico vuol dire tipizzarne tutte le risorse (naturalistiche, storiche, culturali e d’intrattenimento) per renderla assolutamente unica e riconoscibile agli occhi dei potenziali turisti.
L’area geografica ricompresa tra Bari e Foggia purtroppo non è meta di flussi turistici significativi ad eccezione di Castel del Monte, capolavoro dell’architettura medievale, fatto costruire dall’imperatore Federico II di Svevia,  dichiarato nel 1996 patrimonio mondiale UNESCO.

L’articolo dal titolo “Costa Sveva, la stranezza di un nuovo marchio della BAT” del prof Giuseppe Losapio pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno il 31 dicembre ha avuto il merito d’innescare un pubblico dibattito sull’argomento.

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Le osservazioni di Losapio hanno movimentato anche la discussione interna al circolo culturale Prof. Mauro Cignarelli, che riunisce prevalentemente esponenti di varie associazioni di  Trani, che vi partecipano a titolo personale.

Nel dibattito è  stato puntualizzato che la volontà d’istituire un nuovo brand per intercettare in parte i flussi turistici in questa area della Puglia, è legittima ma che l’iniziativa regionale ha almeno tre grosse pecche:
-in senso terminologico, il termine Costa Sveva è inadeguato, perché induce a pensare solo alla fascia costiera, trascurando l’entroterra della BAT.
-In senso metodologico, in quanto le amministrazioni dei comuni, arbitrariamente inclusi o esclusi nel\dal progetto, non sono state preventivamente coinvolte, così come non sono state coinvolti gli altri stakeholder (le associazioni, gli ordini professionali, gli studiosi e gli esperti di marketing turistico).
-In senso logico: c’era una volta il brand territoriale, la Puglia Imperiale , di cui si son perse le tracce. Bisogna capire bene cosa è successo, per giunta esiste ancora un sito web attivo. Se tale brand non è stato abbastanza attrattivo, bisogna che qualcuno ne comunichi i motivi del fallimento.

Inoltre, si fa notare, nuoce al progetto anche l’enfasi della personalizzazione che di fatto ha operato quel politico tranese  che nell’articolo si è attribuito il  merito della sua realizzazione, esercitando  pressioni a livello regionale. Un tale merito è da spendersi in futuro -a voler pensar male…- a fini elettoralistici.

La proposta del Circolo:
premesso che Puglia Imperiale sia da considerarsi ormai lettera morta e che è stata sostituita dal nuovo brand Costa Sveva, per dare un senso all’operazione occorre un approccio diverso, bottom up, partire dalla base, aprire un confronto tra associazioni, studiosi ed esperti (ambientalisti, guide turistiche, esperti di marketing turistico, geologi, storici ecc), e amministratori locali delle varie città interessate, sul gradimento del nuovo brand e sulle eventuali iniziative da intraprendere per supportarlo o contrastarlo, con altro più appropriato (anche se questa amministrazione regionale, che lo ha approvato e finanziato, è difficile che possa fare marcia indietro).
Il Circolo si propone in tutto questo scenario con il ruolo di mediatore.

In conclusione
In ogni caso è da augurarsi che il lavoro per il nuovo brand territoriale non si limiti solo all’esaltazione dell’esistente, che è molto, ma non è sufficiente. Il turismo può essere il nostro petrolio e far da volano a tutta l’economia territoriale. Pensiamo a quanto c’è da lavorare sodo per rendere da “bandiera blu” tutta la costa da Molfetta a Manfredonia. Pensiamo ai collegamenti turistici che mancano tra le località della costa e le città dell’entroterra; ai problemi quali  l’illegalità diffusa, i servizi inefficienti e a quant’altro ci relega all’85° posizione tra le provincie italiane in fatto di vivibilità. Se l’istituzione di un nuovo brand territoriale in un’ultima analisi riuscisse a suscitare energie positive in ogni dove per far progredire quest’area geografica di decine di posizioni, allora si rivelerebbe un’importante opportunità. Le associazioni operanti nell’intera area dovrebbero profittarne e far rete, proporre progetti e iniziative che vanno in questa direzione. Il Circolo prof. M. Cignarelli è pronto a fare la sua parte.

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