Solo due mesi dal meeting Il Futuro della Sanità Pubblica tenutosi a Trani il 20 novembre scorso, uscimmo (parzialmente) rincuorati dalla affermazione del direttore sanitario della ASL BAT dr. Alessandro Scelzi: “finché quel presidio darà prestazioni così importanti ed efficienti [citando la produttività in particolare delle unità operative semplici di rilevanza dipartimentale (UOSVD), fiori all’occhiello del PTA, di oculistica (responsabile dr. Pasquale Attimonelli) e di radiologia (responsabile dr. Francesco Nemore)], nessuno oserà toccare il PTA di Trani”. Com’è noto il PTA tranese ha una composizione mista, essendo costituito dal poliambulatorio distrettuale (facente capo al direttore del distretto socio-sanitario N.5, il dr. Francesco Galante) e da varie UOSVD ospedaliere (cardiologia, onco-ematologia, ginecologia, oculistica, radiologia e day-surgery polispecialistico), che dipendono dai vari capi dipartimento di riferimento. Allo stato non esiste un coordinamento, una integrazione funzionale tra le due sfere assistenziali, anche se un tentativo in tal senso è stato previsto con la delibera della direttrice generale della ASL BAT del 22 maggio 2023.Il 18 gennaio improvvisamente il futuro del PTA di Trani è diventato assai incerto, allorché si è appreso che Attimonelli e la sua unità si trasferiscono (non si sa bene perché) presso l’ospedale di Bisceglie. E Il dr. Nemore è agli arresti domiciliari con l’accusa di aver accettato denaro da pazienti al fine di aggirare le liste di attesa. Una coincidenza incredibile che fa aleggiare lo spettro della chiusura del PTA, se dobbiamo prestar fede alle parole pronunciate dal direttore sanitario della ASL BAT due mesi fa e che oggi risuonano quasi come una profezia di sventura. I soliti hater si sono scatenati sui social. L’onda emotiva negativa non risparmia più nessuno, tutto il PTA è coinvolto ed è scaduto dal cuore di queste persone. I medici anziani ricordano bene di quando c’era ancora l’ospedale di Trani: cominciò a morire, dopo alcuni scandali, quando i cittadini emotivamente gli girarono le spalle e non lo difesero in occasione delle riorganizzazioni previste dai vari piani regionali (dal piano Fitto in poi). E’ appena il caso di ricordare a queste persone che non si può e non si deve buttare insieme l’acqua sporca e il bambino. Paventiamo che sull’esempio di quanto avvenuto per la UOSVD di Attimonelli, anche altri dipartimenti potrebbero ritirare dal PTA le loro articolazioni. A partire dal servizio di radiologia. Temiamo l’innesco di una reazione a catena. C’è bisogno che la città reagisca contro questa prospettiva puntando a chiedere alla direzione della ASL di superare la personalizzazione di certi servizi presenti nel PTA, di stabilizzare la dotazione dell’esistente con la definizione delle piante organiche, di attuare finalmente l’integrazione e il coordinamento dei due ambiti assistenziali, distrettuale e ospedaliero. Queste misure e l’apertura dell’ospedale di comunità con 20 posti letto potrebbero rilanciare il PTA.
Futuro della Sanità Pubblica a Trani
