Un gruppo di professionisti sanitari (medici e infermieri) del PTA di Trani ha promosso un’ iniziativa: un appello diretto sia alla consigliera regionale Debora Ciliento sia al sindaco Amedeo Bottaro, al fine della salvaguardia del presidio territoriale assistenziale.
Essi sono molto allarmati dalla recente manovra di spostamento dell’attività chirurgica dell’unità di oculistica dal PTA di Trani all’ospedale di Bisceglie e, ricordando quanto già successo un anno fa con la trasformazione del laboratorio di analisi territoriale in punto di raccolta prelievi (con conseguente spostamento del personale tecnico e delle attrezzature a Bisceglie), paventano che a breve tutto il personale dell’oculistica venga trasferito a Bisceglie.
Parlano di prepotenza esercitata da qualcuno, di un disegno che passo dopo passo porti al depotenziamento e smantellamento del PTA di Trani. Perciò non bisogna più tacere.
Nello specifico chiedono alla consigliera regionale (in virtù del suo ruolo istituzionale come membro della commissione sanità) di attivarsi con decisione su questa vicenda, evidenziando, a chi di competenza, tutte le carenze esistenti nel PTA di Trani, partendo dall’assenza di una pianta organica che abbracci tutto il personale che opera nella struttura.
Al sindaco Amedeo Bottaro (che pubblicamente ha condiviso le loro denunce) chiedono che affianchi la Consigliera Regionale nella richiesta alla Direzione dell’ASL di ottenere:
1) L’elenco dettagliato di tutto il personale, operante nel PTA;
2) L’elenco di tutte le attrezzature presenti nel PTA ,
per poter garantire e vigilare affinchè nulla in futuro venga spostato in altra sede.
La nostra riflessione è che resta irrisolto il problema fondamentale: le prospettive del PTA.
Le questioni aperte sono molte: la mancata integrazione funzionale tra poliambulatorio distrettuale da un lato e le unità operative semplici e servizi ospedalieri dall’altro, pur convivendo nella stessa struttura (cardiologia, radiologia, onco-ematologia, oculistica, ginecologia, medicina interna, day-surgery, servizi di urologia e chirurgia), l’assenza di un coordinatore delle due entità separate, di percorsi diagnostico-terapeutici per la presa in carico dei pazienti, volti a snellire le liste di attesa per i casi più problematici; il come dare continuità a servizi ospedalieri che si reggono su tanti medici prossimi al pensionamento, e il come possono tali servizi approvvigiarsi in caso di carenza di personale o attrezzature.
Serve un’approfondita riflessione su tali questioni che puntualmente, se non risolte una volta per tutte, riappariranno nel dibattito ad ogni occasione di nuova minaccia per il PTA.